Mi chiamo Cinzia Barabini, sono nata nel 1966 a Genova ma vivo a Lucca, da sempre.
Nella primavera del 1988, mentre frequentavo l’università e la mia vita di giovane studentessa si divideva tra studio, amiche e fidanzato, iniziai ad avere un dolore costante alla spalla sinistra.
Qualsiasi antidolorifico era inutile: niente riusciva a calmare un dolore che arrivava ad un livello tale da impedirmi molti movimenti.
Nell’estate di quello stesso anno, dopo avere fatto una radiografia, mi fu suggerito di prenotare una visita dal Prof. Campanacci. Iniziava così il terremoto nella mia vita.
Dopo solo tre giorni, mi ricoverarono nella V Divisione del Rizzoli e l’1 agosto inizia la chemioterapia.
Ricordo ogni istante di quel periodo: il Dr. Padovani mi spiegò cosa avevo, cosa mi sarebbe successo, in cosa sarebbe consistito l’intervento, quali cure avrei seguito e che tutto ciò mi avrebbe portato alla perdita dei capelli.
Ricordo la paura, lo stato di confusione, la preoccupazione che leggevo negli occhi dei miei genitori. Loro, però, sono stati i miei angeli custodi e la mia forza, dal primo all’ultimo giorno di questa terribile avventura.
Ad ottobre mi sottoposi all’intervento per impiantare una protesi al titanio.
Ricordo che la prima cosa che feci quando aprii gli occhi, dopo sette ore in sala operatoria, fu cercare la mia mano sotto il lenzuolo.
C’era.
La prima battaglia era vinta.
Ho affrontato tanti mesi di fisioterapia e di chemioterapia sia dentro il Rizzoli che fuori, sempre accompagnata dal desiderio di tornare alla vita normale.
Finite le cure, pian piano, ho ripreso in mano la mia vita anche se ciò che ho vissuto mi ha cambiata per sempre e mi ha reso più sensibile e attenta alle cose semplici della vita.
Ho completato gli studi e mi sono laureata, sono diventata avvocato, mi sono sposata e ho avuto due figli: il secondo miracolo dopo la mia guarigione.
Oggi, posso solo ringraziare tutti i medici e gli infermieri del Rizzoli che mi hanno aiutata ad affrontare il triste periodo della malattia e i miei genitori, la mia roccia, il mio faro nella tempesta.
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Cinzia Barabini