Mi chiamo Rosalina e sono una persona.

Mia madre mi ha aspettata come un dono di Dio, sono cresciuta come un uragano in tempesta.

Questa è la mia storia, questa sono io.

Sono rimasta una bambina che cresce felice, ferma a quei 12 anni, quando Ewing è entrato nella mia vita strappandomi l’infanzia. Ora ho 34 anni, una laurea, un lavoro e uno splendido marito.

Ho fatto tanti sacrifici e ho sopportato tanto dolore.

Due anni fa sono tornata al Rizzoli per sostituire la protesi usurata con una nuova. Poi ho avuto una lussazione e per un attimo ho provato la sensazione di essere ricaduta nel baratro.

Ti fermi, ti geli! Tanta paura, tanta ansia, tanto terrore ma, alla fine, ne sono uscita di nuovo, ancora intera.

Non è semplice vivere con una spada di Damocle sulla testa, ma almeno ho la possibilità di scegliere ogni giorno come vivere la mia vita: posso farmi dominare dalla paura o insegnarle a camminare al mio fianco, trasformandola in un’amica.

Giro con l’anima scoperta, mi innamoro ogni giorno della vita, percepisco tante avversità e tante limitazioni: “Stai attenta!”, “Non piegare troppo quella gamba!”, “Non sederti in basso!”, “Non correre!”, “Fai fisioterapia!”. Sono queste le raccomandazioni di chi, come mio marito, ha dovuto affrontare insieme a me la paura e il terrore che condizionano la tua di vita ed inevitabilmente anche quella di chi stai a cuore.

Non è facile affrontare quotidianamente gli sguardi di chi si accorge che non cammini bene o ascoltare chi dispensa consigli senza sapere di cosa stiamo parlando.

Alla fine ti ci abitui, ti metti in piedi, raddrizzi le spalle, fai un bel respiro e ti ricordi quanta fortuna hai avuto.

Oggi ho due splendidi nipoti che ho visto nascere e che ogni giorno mi riempiono d’amore. Posso vederli crescere, ridere, giocare, sentire le loro manine accarezzarmi anche se non posso sedermi con loro sul pavimento o accovacciarmi per guardarli negli occhi.

Per concludere, dirò qualcosa che a molti suonerà strano: sono infinitamente riconoscente e grata alla vita per tutto quello che mi ha dato. Il dolore mi ha fatto apprezzare tutte le gioie che mi sono arrivate, tutti i momenti brutti li ricordo e li rivivo intensamente quando mi capita qualcosa di bello.

Ogni sera nella pace del mio letto, penso a cosa avrei potuto fare meglio, a cosa potrei fare per omaggiare quella forza soprannaturale che mi ha permesso di essere qui e ora a raccontarmi.

Rifletto e penso che qualcosa di buono per la mia vita l’ho fatto, perché in fondo io sono quella “persona” che ha preso la paura per mano e l’ha portata a conoscere il coraggio.

Si, io ho il privilegio di essere un osso duro!

Rosalina Catizone