OSSI DURI - La storia di Giorgia
Ciao a tutti, mi chiamo Giorgia, ho 27 anni e vivo in provincia di Bologna.
Iniziò tutto a fine 2011. Andavo alle scuole medie. Giocavo a pallavolo a livello quasi agonistico e avevo diverse chance di crescere a livello sportivo.
Possiamo tranquillamente dire che a quell’età quello era il mio sogno.
Diventare una giocatrice di pallavolo professionista, anche se in realtà sono sempre stata affascinata dalle donne in gravidanza e mi sono sempre immaginata come ostetrica.
Iniziai ad avere un dolore che con il tempo diventava sempre più forte al ginocchio sinistro.
Non ci feci troppo caso inizialmente e ovviamente a 13 anni nessuno può pensare che quel dolore in realtà sia qualcosa di più grande di qualsiasi cosa si possa immaginare.
Feci vedere il mio ginocchio privatamente ad un ortopedico che senza lastre mi diagnosticò un’infiammazione alle cartilagini e mi diede una schiuma antinfiammatoria. Ovviamente sbagliò la diagnosi.
Nel mentre andai a fare altri controlli medici di routine e durante un’ecografia dell’addome chiesi se fosse possibile guardare anche il ginocchio, c’era molto liquido, mi fu consigliata una lastra.
Il mio ginocchio nel mentre diventava sempre più grande con quella schiuma, iniziai anche a zoppicare.
Non mi stavo più allenando ma almeno ero riuscita a fare la selezione per i regionali di pallavolo e per me in quello momento era la cosa più importante perché pensavo che sarebbe passato tutto nel giro di qualche settimana massimo un mese.
Feci la lastra al ginocchio e nel giro di qualche giorno i miei genitori vennero chiamati dalla mia pediatra.
Io ingenuamente non ho mai pensato a NIENTE.
Per me era tutto normale.
Improvvisamente nei giorni a venire notai un’attenzione diversa nei miei confronti da parte di TUTTI.
Feci la biopsia (ma all’ora sapevo solo che dovevo fare un controllo più approfondito al ginocchio, ero piccola, i miei genitori hanno cercato di tutelarmi finché hanno potuto), tenni le stampelle per qualche giorno e tutti si raccomandarono di non sforzarmi e di muovermi con calma.
Poi il 2 febbraio 2012, il giorno del mio 14° compleanno arrivò la diagnosi.
Osteosarcoma della tibia prossimale sinistra al quarto stadio di malignità.
Andai dall’oncologa che mi spiegò quale sarebbe stato il mio percorso da quel momento in poi.
Le avevo personalmente chiesto di iniziare il prima possibile le cure.
Per me era chiaro.
Quello sarebbe stato UN PERIODO!!
Da bambina non pensai MAI ALLA MORTE, nemmeno un giorno.
Iniziai la chemio con grinta ma il primo round mi mise KO.
Persi subito molti kg, non avevo la forza di mangiare e di bere
Dopo qualche giorno però, scattò qualcosa dentro di me.
Iniziai a mangiare tutto ciò che mi andava, senza scrupoli, tornai in forze.
Feci diversi cicli di chemio prima di arrivare a maggio 2012, venni a sapere dalla mia allenatrice che ero stata presa alle regionali di Pallavolo, non potevo crederci!!!
Ce l’avevo fatta!!!!
Il 2 maggio, ci fu il mio intervento, io ero su di giri (anche perché l’infermiera era arrivata a chiamarmi per l’operazione proprio quando dovevo iniziare una lezione di tecnologia perché frequentavo la scuola in ospedale).
Dopo l’intervento ho affrontato altre chemio, ho fatto l’esame di terza media, è passata l’estate e a settembre ho iniziato la prima superiore con un tutore alla gamba e la parrucca in testa che però tolleravo poco e quindi dopo un mesetto iniziai a frequentare la scuola con quella leggera peluria che mi cresceva tra una chemio e l’altra.
Mi tolsero il catetere venoso centrale a gennaio 2013.
Se ripenso a quell’anno mi rendo conto di quanto io sia cresciuta a livello umano nonostante l’età.
Non sarei la ragazza che sono oggi se non avessi vissuto quel periodo.
Il 2 maggio 2012 me lo sono tatuato nella schiena esattamente 10 anni dopo, il 2 maggio 2022 quando finalmente mi dissero che ero fuori pericolo.
È la data della mia rinascita.
Mi sono anche innamorata di un altro mestiere, non più la pallavolista professionista né l’ostetrica.
Sono diventata infermiera, ora lavoro in 118 e pronto soccorso.
Credo molto nel mio lavoro e ricorderò per sempre le infermiere, gli infermieri e i dottori del reparto di oncologia del Rizzoli che nonostante avessero sicuramente mille problemi anche loro da risolvere nella loro vita e nonostante lavorare in quel tipo di reparto non fosse una passeggiata, riuscivano sempre a strapparmi un sorriso.
Voglio abbracciare virtualmente ogni persona che leggerà questa mia testimonianza.
Augurare un forte in bocca al lupo a tutti i miei compagni di battaglie improvvise e potenti e poter dare un po’ di coraggio anche alle loro famiglie.
Si può vincere!! C’è speranza!!
Io sono qui con due gambe, una bionica e l’altra no, conduco una vita normale, ho studiato, mi sono laureata, ho un lavoro stabile, una famiglia e tanti amici che mi amano!!!
Siamo persone con una grandissima voglia di vivere, con qualche cicatrice sul corpo, ma nulla che ci impedisca davvero di fare ciò che sentiamo.
Il mondo è un posto immenso da scoprire e una protesi può aprire porte e possibilità che prima non avresti nemmeno immaginato.
Vi voglio bene anche se non vi conosco!!
Un abbraccio Giorgia
