Ciao!
Mi chiamo Ersilio Ambrosini.
Era il 1993, avevo solo 22 anni, quando mi è diagnosticato un sarcoma di Ewing all’anca destra con interessamento dei muscoli.
Da una visita per trattare un’ernia al disco, sono passato ad avere una prospettiva di vita pari al 5%. Da ragazzo normale, super sportivo e apparentemente sano, mi sono ritrovato a vivere un incubo.
Alla notizia di un Tumore tutta la mia famiglia è crollata nella disperazione e all’orizzonte si vedeva solo la morte.
Nel frattempo, ho iniziato le cure, che includevano Chemioterapia ventiquattro ore al giorno, dal lunedì al venerdì.
Il sabato e la domenica riposavo e trascorrevo questi giorni con la famiglia.
Ho trascorso un anno e mezzo avendo questi ritmi, poi ho iniziato la radioterapia, che è durata circa sei mesi.
Alla fine, l’intervento: quasi venti ore in sala operatoria.
Tre mesi di gesso e un anno di fisioterapia.
Per sentirmi dire che ero guarito, mi sono sottoposto ai controlli per dieci anni.
Ho voluto raccontare la mia storia perché ora ho 50 anni, sono ancora un super sportivo, pratico il cicloturismo e affronto gare in mountain bike.
Pedalo con una gamba sola, cammino dondolando con l’aiuto di un bastone, sono sposato e ho una figlia di 10 anni.
Sono felicemente disabile e la mia vita è stupenda, anzi è molto più bella di quella precedente, quando ero sano.
Per merito di questa malattia rara, posso dire a gran voce che DISABILITÀ È VITA!
Oggi, sono il fondatore di Teamlife e insieme ai miei amici mostriamo a tutti come un disabile sia in grado di fare le stesse cose di una qualsiasi persona sana.
Organizziamo eventi con l’intento di far comprendere come i disabili siano persone Vive e, in collaborazione con oncologi dell’Istituto Rizzoli di Bologna, promuoviamo conferenze di informazione e divulgazione sul tema dei tumori muscolo/scheletrici.
Devo la mia vita a 7 fattori importanti:
- trovare il centro giusto, il Rizzoli di Bologna. È molto importante, in genere sbagliare può significare perdere la vita;
- affrontare la chemioterapia, durissima ma essenziale, anzi, obbligatoria;
- avere supporto medico e psicologico;
- avere un fisico sportivo, per cui preparato per affrontare le cure pesantissime;
- avere una grande forza di volontà: quando si vomita poi ci si deve alimentare lo stesso, perché i valori del sangue devono essere perfetti per la prossima chemioterapia;
- la mia famiglia e gli amici;
- avere il supporto dei volontari;
- tanta voglia di vivere e tantissima fortuna.
Come dico sempre e ne sono convinto, se avessi una bacchetta magica e avessi la possibilità di scegliere tra la vita di prima da non disabile e quella di oggi da disabile, sceglierei sicuramente quella da disabile.
DISABILE MA LIBERO DI VIVERE.
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Ersilio Ambrosini